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Drone Wall

  • F. Bellachioma
  • 13 ott
  • Tempo di lettura: 7 min

Il 18 maggio 2024, il governo polacco ha ufficialmente lanciato il programma East Shield, un piano che ambisce a fortificare il confine orientale con Russia e Bielorussia e con valore stimato di 2,55 miliardi di dollari, che si pone come obiettivo quello di limitare la mobilità delle forze avversarie, rallentarne eventuali avanzate e garantire maggiore libertà d’azione alle forze polacche e protezione alla popolazione civile.

Il programma East Shield nasce come risposta nazionale all’instabilità generata dal conflitto russo-ucraina e rappresenta il primo intervento concreto di un paese dell’Unione Europea in materia di sicurezza.

A meno di un anno dall’avvio di questo disegno militare, in un contesto di crescente tensione, dovuta anche alle incursioni di droni nello spazio aereo Europeo la Commissione Europea, ha promosso un approccio coordinato su scala continentale, dando vita a due iniziative complementari: l’Eastern Flank Watch e il Drone Wall.

Se il primo costituisce la cornice politico-militare dell’integrazione difensiva europea, il secondo ne rappresenta la declinazione tecnologica e industriale, con una maggiore concentrazione sulla difesa aerea e sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alla sicurezza.

Il filo conduttore che lega queste iniziative è la progressiva trasformazione della difesa da reazione nazionale a progetto industriale condiviso, in cui la capacità produttiva, la governance normativa e l’innovazione tecnologica diventano strumenti di autonomia strategica europea.

Il Drone Wall rappresenta il laboratorio più avanzato di questa trasformazione, in cui il ruolo delle start-upemerge come elemento centrale. A differenza delle grandi società tradizionali del settore difesa, le start-upoffrono velocità di sviluppo, flessibilità e specializzazione in nicchie tecnologiche ad alto impatto, come la rilevazione e neutralizzazione dei droni ostili, la gestione autonoma di flotte tramite algoritmi, la sicurezza cibernetica e i sistemi avanzati di supporto decisionale basati su intelligenza artificiale.

Start-up europee come Helsing, specializzata in AI per il supporto alle operazioni, Dedrone, leader nella tecnologia anti-drone, Quantum Systems, attiva nello sviluppo di UAV autonomi a lungo raggio per missioni ISR, e Unmanned Life, esperta in coordinamento autonomo di sistemi intelligenti, dimostrano come l’innovazione nella difesa non emerga più esclusivamente dai grandi poli industriali ma trovi terreno fertile in imprese giovani e dinamiche, capaci di integrarsi in ecosistemi transnazionali di ricerca e produzione.

Helsing, fondata nel 2021 a Monaco, ha rapidamente scalato le gerarchie del settore difesa europeo. Specializzata in software di intelligenza artificiale per l’ottimizzazione dei sistemi d’arma, la start-up è riuscita nel raccogliere 600 milioni di euro in un round di Serie D, portando la sua valutazione a 12 miliardi di dollari: un dato che permette di comprendere come questo mercato sia ricco di possibilità, ma che al tempo stesso necessiti anche di garanzie normative e finanziamenti europei.

Questo investimento è stato guidato da Prima Materia, la società di venture capital co-fondata da Daniel Ek, fondatore di Spotify, e ha visto la partecipazione di Lightspeed Ventures, Accel, Plural, General Catalyst e SAAB.

Helsing ha ampliato la sua offerta includendo lo sviluppo di droni da attacco autonomi, velivoli a pilotaggio remoto e sottomarini per operazioni di sorveglianza subacquea. La sua tecnologia è già in uso nell’ambito di conflitti moderni, con migliaia di droni da attacco forniti alle forze ucraine. Recentemente, Helsing ha acquisito la società australiana Blue Ocean, specializzata in droni subacquei autonomi, per potenziare le sue capacità nei sistemi marittimi autonomi basati su intelligenza artificiale.

Questa acquisizione riflette una tendenza più ampia in Europa, dove aziende come Rheinmetall e Thyssenkrupp stanno espandendo o riorganizzando le loro divisioni navali in risposta all'aumento della spesa per la difesa stimolato dal conflitto nell’Est-Europa.

Quantum Systems, fondata nel 2015 a Gilching, è un altro esempio di start-up tedesca che sta ridisegnando il panorama della difesa europea. Specializzata nello sviluppo di sistemi aerei senza pilota (UAV) a decollo e atterraggio verticale (eVTOL), Quantum Systems ha recentemente raccolto 160 milioni di euro in un round di Serie C, raggiungendo lo status di unicorno nel settore della tecnologia della difesa europea. L'investimento è stato guidato da Balderton Capital, con il supporto di HENSOLDT e Airbus Defence and Space. I droni di Quantum Systems combinano carichi utili multi-sensore con software proprietari basati su intelligenza artificiale per supportare applicazioni in vari settori, tra cui intelligence, sorveglianza, ricognizione (ISR), mappatura e acquisizione di dati geospaziali. Operando secondo un modello a uso duale, Quantum Systemsfornisce tecnologia a clienti militari e civili. L'azienda ha ampliato la sua presenza attraverso acquisizioni, tra cui AirRobot in Germania e la filiale britannica di Nordic Unmanned. Attualmente impiega oltre 550 persone in uffici in Germania, Australia, Ucraina e Romania. Recentemente, Quantum Systems ha annunciato una partnership con Sysgration per localizzare la produzione e il sostegno dei suoi UAV a Taiwan, nonché una collaborazione con Skyports Drone Services per lanciare un nuovo servizio di sorveglianza con droni denominato "Overwatch".

Il successo del Drone Wall sembra non poter prescindere dal sostegno normativo e finanziario fornito dall’Unione Europea. Strumenti come l’European Defence Fund (EDF) favoriscono la partecipazione di piccole medie imprese e start-up nei consorzi finanziati, mentre EDIRPA semplifica le procedure di procurement congiunto, riducendo le barriere burocratiche all’ingresso di imprese emergenti.

La European Defence Industrial Strategy (EDIS) individua le start-up come leve di competitività strategica, offrendo incentivi fiscali e programmi di accelerazione industriale. Questi strumenti non si limitano a finanziare progetti, ma creano un ambiente regolamentato in cui le giovani imprese devono operare con attenzione ai vincoli imposti dalla normativa europea e internazionale, dalle regole sull’export di tecnologie dual use alle direttive NATO, fino ai nuovi standard in materia di intelligenza artificiale e responsabilità da prodotto.

Il coinvolgimento delle start-up introduce inevitabilmente nuovi meccanismi di gestione industriale europea. Queste imprese devono adottare assetti societari e sistemi di controllo interno capaci di garantire un sistema unico e coordinato di procedure e trasparenza verso partner industriali, istituzioni europee e investitori. La responsabilità non è più solo verso gli azionisti o i clienti, ma si estende alla collettività europea in quanto beneficiaria diretta della sicurezza e dell’autonomia tecnologica. L’integrazione di start-up in consorzi transnazionali richiede inoltre modelli di gestione del rischio condivisi e strumenti contrattuali avanzati per regolare proprietà intellettuale, la condivisione delle conoscenze tecniche e garantire responsabilità e trasparenza nelle operazioni militari cooperanti.

In questo contesto, il Drone Wall si configura come un vero e proprio inizio dell’innovazione regolata Europea, un ecosistema in cui tecnologia, diritto e cooperazione organizzativa si fondono. Sul piano tecnologico, favorisce l’emergere di soluzioni strategiche in settori ad alta intensità innovativa; sul piano normativo, mette alla prova strumenti come EDF, EDIS e le regole sul procurement comune, creando modelli replicabili per altri settori della difesa; sul piano della governance, costringe le start-up a crescere all’interno di schemi di accountability e compliance tipici dei grandi player industriali, elevando i livelli di professionalità e maturità organizzativa.

Il Drone Wall non è solo questione di capacità militari ma rappresenta una nuova sfida per l’Unione Europa, che deve aggiornare le proprie capacità di creare un ecosistema in cui innovazione tecnologica, regole e responsabilità istituzionale siano integrate.

Per le start-up invece, questa rappresenta un’opportunità senza precedenti: accedere a un settore finora chiuso e ad alto valore strategico, pur dovendo confrontarsi con vincoli giuridici e organizzativi rigorosi.

Per l’Unione, è la prima concreta manifestazione di una politica industriale della difesa che coniuga sicurezza, mercato e diritto, gettando le basi per una sovranità tecnologica ed economico-industriale effettiva, indipendente dagli Stati Uniti.

In questo equilibrio tra innovazione, governance e responsabilità si gioca il futuro della difesa europea e quindi anche la sua stessa esistenza, contando soprattutto sul ruolo delle giovani imprese come protagoniste di una nuova era industriale e normativa.

 

 

Il progetto si presenta come molto ambizioso, i costi sono elevati, e la collaborazione tra tutti i paesi membri non è sempre garantita. Nonostante questo, la visione europea di una difesa coordinata rappresenta un grande passo avanti che sembra avvicinarci sempre di più ad una Europa che necessita di una maggiore interconnessione per diventare indipendente al 100%.

Nonostante tutti questi buoni propositi la situazione è ancora ferma per via della complessa burocrazia, negli ultimi mesi la Commissione Europea ha respinto la richiesta di cofinanziamento iniziale (circa 12 milioni da Estonia e Lituania) nel 2024, ritenendola non prioritaria nel quadro dell’EDF.

Anche se l’EDF nel 2024 disponeva di circa 1,2 miliardi di euro l’anno, questi fondi vengono distribuiti tra decine di programmi (missilistica, droni, comunicazioni, AI, ecc.), quindi solo una parte minima potrà andare al Drone Wall.

 

Se l’Europa vuole davvero garantirsi un’esistenza indipendente, deve imparare a muoversi con rapidità, superando la lentezza della burocrazia che spesso soffoca le ambizioni più grandi, nonostante questo, realtà come Helsing e Quantum Systems continuano a crescere, dimostrando che l’innovazione europea è viva e capace di avanzare anche quando le istituzioni sembrano rallentare il passo.

Un muro dei droni non ci proteggerà da tutti gli attacchi informatici, né eliminerà i problemi della difesa aerea, ma rappresenta una possibile svolta Europea: un primo passo concreto verso l’innovazione, sia tecnologia, sia di collaborazione tra gli stati, che necessitano e pretendono tutele finanziarie e normative per le società che scelgono di operare nell’antico continente contribuendo alla costruzione di una sovranità industriale realmente Europea.

 

 

La politica industriale europea della difesa è rallentata dalla complessa architettura istituzionale: a Bruxelles si regolano concorrenza, aiuti di Stato e mercato interno, mentre sicurezza e difesa restano competenze nazionali e il principale quadro di cooperazione è la NATO.

Questo  causa un mercato frammentato, con ordini separati, standard non allineati e volumi troppo piccoli per generare vere economie di scala. L’EDIS (5 marzo 2024) prova a correggere la rotta: valorizza la base industriale europea (circa 70 mld di fatturato, 500mila addetti) e punta a più acquisti in comune e più contenuto europeo nelle forniture entro il 2030. Ma senza fiducia tra Stati e impegni pluriennali di acquisto, gli obiettivi restano difficili da realizzare.

Sul piano competitivo, il divario negli investimenti rispetto agli USA ci spinge verso una azione coordinata su standard, procurement e proprietà intellettuale.

Per questo il Drone Wall va letto come prova di governance: non tanto una tecnologia in sé, quanto un processo per integrare catene del valore di cooperazione con regole comuni e controlli interni condivisi.

 
 
 

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