“Diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”: questo l’obiettivo strategico che si è prefissata l’Unione durante il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 per il nuovo decennio[1].
Tra gli strumenti per raggiungere questo risultato spicca la responsabilità sociale
delle imprese - secondo l'acronimo inglese CSR, Corporate Social Responsibility - definita nel Libro Verde della Commissione Europea dell’anno successivo come “l'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate”[2]; questo si traduce non solo nell’osservare una condotta pienamente conforme alle prescrizioni di legge applicabili, ma anche in pratiche aggiuntive - adottate su base volontaria - volte ad investire nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate con una gestione efficace delle problematiche di impatto sociale, etico e ambientale.
È, quindi, una politica che non tiene in considerazione solo il profitto dell’impresa ma che tende a far coniugare le operazioni commerciali e gli obiettivi economici con un forte interesse a questioni sociali e ambientali, migliorando al contempo la produttività, la reputazione ed i risultati economici dell’impresa[3]. Lo scopo della grande impresa non deve essere più la (sola) creazione di valore per gli azionisti, ma si sposta verso la più ampia dimensione del “successo sostenibile”, ove il profitto è l’auspicabile prodotto della ragion d’essere dell’impresa societaria, ma non si identifica più integralmente con essa[4].
Questa prospettiva ha raccolto consensi anche nell’industria finanziaria: Larry Fink, Ceo di BlackRock, afferma, da tempo, che una società non può ottenere profitti a lungo termine senza perseguire uno “scopo” e senza considerare le esigenze di una vasta gamma di stakeholder; in definitiva si rende necessario spostare il baricentro del “corporate purpose” dalla mera finalità lucrativa ad una prospettiva stakeholder-centrica[5].
Stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione culturale[6] sancita anche dallo Statement della Business Roundtable, un’associazione che raccoglie i CEO delle 181 aziende più importanti degli USA, del 19 Agosto 2019: “companies should serve not only their shareholders, but also deliver value to their customers, invest in employees, deal fairly with suppliers and support the communities in which they operate”[7].
La dimensione interna ed esterna di CSR
La CSR ha effetti che si riflettono sia all’interno che all’esterno dell’impresa.
La dimensione interna riguarda soprattutto la gestione delle risorse umane, la salute e la sicurezza dei lavoratori e la gestione degli effetti sull’ambiente e delle risorse naturali; quella esterna si concentra invece sull’integrazione dell’impresa nell’ambiente locale, sia a livello europeo che a livello internazionale, su partnership commerciali, fornitori e consumatori, sul rispetto dei diritti umani lungo tutta la filiera produttiva e sui problemi ambientali a livello planetario[8].
Standard principale
Lo standard internazionale di certificazione più diffuso a livello mondiale per la responsabilità sociale di un'azienda è lo standard SA800 – dove SA sta per Social Accountability – redatto dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accreditation Agency) nel 1997.
Si tratta di un modello gestionale focalizzato sulle condizioni di lavoro che si propone di valutare il rispetto da parte delle imprese ai requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali. I capitoli sviluppati nello standard sono: lavoro infantile, lavoro obbligato, salute e sicurezza, libertà di associazione, diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, pratiche disciplinari, orario di lavoro, retribuzione e sistema di gestione[9].
Concetti affini
È possibile notare l’affinità tra la responsabilità sociale di impresa ed alcuni concetti sorti più recentemente che condividono lo stesso messaggio di fondo, se pur con sfumature differenti.
Tra questi si ricordano i concetti di:
- sostenibilità;
- triplice approccio, secondo cui le prestazioni globali di un’impresa devono essere misurate in funzione del suo contributo combinato alla prosperità̀, alla qualità̀ dell’ambiente e al capitale sociale[10] (triple bottom line dove per bottom line si intende, nel linguaggio anglosassone, l’ultima riga del conto economico che riporta il profitto o la perdita dell’anno[11]);
- creazione di valore condiviso (shared value creation), termine coniato nel 2011 da Michael Porter che si riferisce all’insieme delle politiche e delle pratiche operative che rafforzano la competitività di un’azienda, migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali della comunità in cui essa opera[12];
- Environmental, Social and Governance (ESG).
I criteri ESG
Le tre lettere dell’acronimo ESG si riferiscono alle parole inglesi: Enviromental, Social, Governance.
Si tratta di tre dimensioni cruciali per accertare, misurare, controllare e sostenere l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di un’organizzazione.
Questo approccio deriva dal concetto di “Triple Bottom Line” (TBL), noto in italiano anche come “Persone, Pianeta e Profitti” (PPP) introdotto negli anni ’90 da John Elkington, un’autorità indiscussa a livello internazionale in materia di RSI e capitalismo sostenibile, spesso descritto come “godfather of sustainability”. Secondo Andrew Savitz: “[TBL] captures the essence of sustainability by measuring the impact of an organization's activities on the world ... including both its profitability and shareholder values and its social, human and environmental capital”[13].
Alla luce di queste parole, è intuitivo che il trucco non è definire il concetto di TBL, e, quindi, di riflesso quello di RSI che individua le sue fondamenta nei criteri ESG, ma piuttosto misurarlo[14].
Il criterio “Environmental” si riferisce ad una molteplicità di variabili come l’attenzione al cambiamento climatico, alla sicurezza alimentare, ai tentativi di ridurre l’utilizzo di risorse naturali, al contenimento del consumo di energia e delle emissioni di anidride carbonica. Si tratta, allora, di un criterio che comprende tutte le misure e iniziative che mirano a minimizzare l’impatto delle aziende sull’ambiente e sul territorio.
Il criterio “Social”, invece, analizza il modo in cui l’impresa si rapporta con le persone, vale a dire, l’impatto sociale della stessa. Le variabili, dunque, che assumono rilievo sono: il rispetto dei diritti umani, la gestione del capitale umano, la diversità e le pari opportunità, le condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza. A questi elementi deve, poi, essere aggiunto l’impatto dell’impresa, la sua relazione con il territorio in cui opera, e la possibilità di aumentare il “welfare” degli abitanti attraverso eventi o iniziative.
L’ultimo criterio è quello “Governance” al quale sono riconducibili i temi legati ai circuiti interni all’azienda e alla sua amministrazione, ispirati a buone pratiche e a principi etici; in questo ambito centrali sono il rispetto della meritocrazia, politiche di diversità nella composizione del CdA, l’etica retributiva e la trasparenza delle decisioni.
Tali indicatori dovrebbero essere impiegati, non solo dal top management nella definizione delle decisioni, ma anche da coloro che, a vario titolo (immaginiamo banche, finanziatori o gli stessi azionisti etc.), devono esprimere il proprio giudizio sull’operato dell’impresa e di quello di chi l’amministra.
Il caso Poste Italiane
Il 18 ottobre 2021 è stato lanciato il nuovo indice MIB® ESG dedicato alle blue-chip (società ad alta capitalizzazione azionaria) italiane e pensato per individuare i grandi emittenti quotati che presentano le migliori pratiche ESG. L’indice MIB® ESG combina la misurazione della performance economica con valutazioni ESG; la metodologia alla base prevede una graduatoria delle migliori 40 società selezionate tra le 60 italiane più liquide, escludendo quelle coinvolte in attività non compatibili con investimenti “green”[15]. Poste Italiane rientra tra le prime 40 società italiane incluse. Al di là del primato nei confini nazionali, nell’indice Euronext Vigeo Eiris, Poste Italiane si è imposta quale leader mondiale, su quasi 5mila aziende, ottenendo il punteggio più elevato nella graduatoria ESG Overall score sulle politiche di sviluppo sostenibile.
Il rilievo di questo tema delicato per l’azienda italiana emerge dalle stesse parole di Massimiliano Riggi, Head of Investor Relations and Business Insight, che ha evidenziato come sostenibilità e performance finanziarie non siano obiettivi su cui trovare un equilibrio, bensì due facce della stessa medaglia.
Diversi sono stati i temi affrontati dagli interventi dei dirigenti di Poste Italiane al Salone della CSR tenutosi nelle giornate del 12 e 13 Ottobre 2021.
Ciro Ferrari, Responsabile PCL ingegneria di rete, ha sottolineato come “l’orientamento sostenibile del business diventa non solo una necessità, ma un’opportunità”. Su questi principi si basa anche il piano 2024 Sustain & Innovate, che nel nome stesso ha questa ambizione: all’interno ci sono obiettivi sfidanti, come quello di diventare carbon neutral entro il 2030, in anticipo rispetto agli obiettivi comunitari.
Ancora, Marcello Grosso, Responsabile del Governo dei Rischi di Gruppo di Poste Italiane, ha parlato dell’impegno dell’Azienda per la vita dei Piccoli Comuni ricordando come il sostegno al territorio e al Paese costituisce un elemento fondante della strategia di Poste italiane.
In tema di etica e profitto, continua Ferrari “le aziende non appartengono soltanto ai loro proprietari e alle figure manageriali che le gestiscono, ma rappresentano un bene sociale che interagisce con la società e l’ambiente”. Poste Italiane garantisce questo ruolo con “l’osservanza delle normative, delle politiche e dei codici di condotta interni ed esterni, il rispetto delle regole e la più rigorosa correttezza verso un business etico e responsabile”. L’Azienda riconosce l’etica e la trasparenza come valori fondanti dell’identità aziendale, driver di una gestione responsabile delle relazioni intrattenute con le diverse tipologie di stakeholder: “Per tale motivo, il Gruppo si è dotato di un Codice Etico, di un ‘Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.Lgs. 231/2001 e di un modello di compliance integrata’ e a presidio del Codice Etico “di un sistema di segnalazione e di un Comitato Etico con il compito di gestire le segnalazioni e le violazioni”[16].
Conclusioni
Le considerazioni, le nozioni, i dati e le circostanze presentate nel seguente articolo palesano il carattere multidimensionale che il concetto di governance, in questo percorso volto all’ affermazione del paradigma della sostenibilità, assume con maggiore intensità. Si è discusso di una vera e propria “svolta etica” del capitalismo, una rivoluzione che potrebbe avere - in una prospettiva prognostica - delle implicazioni e ripercussioni di rilievo sulle articolazioni della governance societaria, tra cui: l’inclusione nel perimetro delle attività di risk oversight dei fattori ESG; l’integrazione dei criteri ESG tra gli elementi della business strategy; la definizione di un frameworkad hoc di policy e procedure in materia di ESG; la definizione di politiche di engagement con un ampio panel di stakeholder, di modo di assicurare la mappatura e la considerazione dei vari interessi rilevanti[17]. Tutto ciò potrebbe realizzarsi a condizione che tale rivoluzione sia coltivata e portata a compimento con l’adozione di scelte altrettanto coraggiose in modo da non rendere meramente formale e vanificare il traguardo raggiunto.
[1] Consiglio Europeo Lisbona. 2020. European Parliament. 23-24 Marzo. https://www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm. [2] COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE. 2001. LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese. 18 Luglio. https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/committees/deve/20020122/com(2001)366_it.pdf. [3] QuiFinanza. 2021. QuiFinanza - Perché la responsabilità sociale d’impresa è importante. 21 Gennaio. https://quifinanza.it/green/corporate-social-responsibility-cose-definizione/453083/. [4] Cavallo, Silvio. 2021. DB - Diritto Bancario. Il nuovo paradigma di sostenibilità e la centralità della ESG per l’industria finanziaria. 22 Marzo. https://www.dirittobancario.it/art/il-nuovo-paradigma-di-sostenibilita-e-la-centralita-della-esg-l-industria-finanziaria/. [5] Tombari, Umberto. 2020. Il Sole 24 Ore - Siamo all’alba del successo sostenibile - È necessario innescare un circolo virtuoso tra imprese e cittadini. 17 Marzo. https://www.ilsole24ore.com/art/siamo-all-alba-successo-sostenibile-ADxbKgD?refresh_ce=1. [6] Signori, Silvana. 2020. Impresa Progetto - Electronic Journal of Management. Il Business Roundtable Statement on the Purpose of a Corporation: una rivoluzione culturale? https://www.impresaprogetto.it/sites/impresaprogetto.it/files/articles/ipejm-2020-3-signori_0.pdf. [7] s.d. One Year Later: Purpose of a Corporation. https://purpose.businessroundtable.org. [8] COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE. 2001. LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese. 18 Luglio. https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/committees/deve/20020122/com(2001)366_it.pdf. [9] SAI. s.d. SAI - Social Accountability International. https://sa-intl.org/programs/sa8000/. [10] Commissione Delle Comunità Europee. 2001. LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità̀ sociale delle imprese. 18 Luglio. https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/committees/deve/20020122/com(2001)366_it.pdf. [11] Cambridge Dictionary. s.d. Cambridge Dictionary. https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/inglese/bottom-line. [12] Kramer, Michael E. Porter and Mark R. 2001. Harvard Business Review - Creating Shared Value. Febbraio. https://hbr.org/2011/01/the-big-idea-creating-shared-value. [13] Savitz, Andrew, e Karl Weber. 2006. The triple bottom line: how today's best-run companies are achieving economic, social, and environmental success-and how you can too. San Francisco, CA: Jossey-Bass. [14] Hall, Tanya J., e Timothy F. Slaper. 2011. «The Triple Bottom Line: What Is It and How Does It Work?» Indiana Business Review. [15] Redazione ANSA. 2021. ANSA 2030. Borsa: a Piazza Affari il primo indice delle blue chip Esg. 18 Ottobre. https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/finanza_impresa/2021/10/18/borsa-a-piazza-affari-il-primo-indice-delle-blue-chip-esg_4d3e3123-1ba4-462c-81fd-8149efab1087.html. [16] Redazione Postenews. 2021. TG Poste. Clima, etica nel business, sostenibilità e investimenti ESG: Poste protagonista al Salone della CSR. 14 Ottobre. https://www.postenews.it/2021/10/14/clima-etica-nel-business-sostenibilita-e-investimenti-esg-poste-protagonista-al-salone-della-csr/. [17] Cavallo, Silvio. 2021. DB - Diritto Bancario. Il nuovo paradigma di sostenibilità e la centralità della ESG per l’industria finanziaria. 22 Marzo. https://www.dirittobancario.it/art/il-nuovo-paradigma-di-sostenibilita-e-la-centralita-della-esg-l-industria-finanziaria/.
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