top of page

Startup e Innovazione nel Settore Legale: la Piattaforma di AI Legora

  • F. Bellachioma; M. Rocca
  • 22 nov
  • Tempo di lettura: 9 min

Il comparto LegalTech ha visto nascere nel mondo tra il 2010 e oggi, circa 4.000 startup. Tali imprese, collocate all’intersezione tra diritto e tecnologia, rappresentano uno dei principali vettori dell’innovazione del mercato dei servizi digitali.

 

Cos’è una startup?

Una startup è un’impresa innovativa in grado di crescere velocemente e modificare in modo sostanziale il proprio mercato di riferimento. Secondo Steve Blank, una delle voci più autorevoli dello startup ecosystem internazionale, “una startup è un’organizzazione temporanea che ha lo scopo di creare un business model scalabile e ripetibile”.

A differenza di una newco, che è semplicemente una nuova entità giuridica appena costituita, le startup sono connotate da quattro caratteristiche fondamentali, senza le quali non potrebbero essere definite tali: scalabilità, la capacità di crescere in modo esponenziale utilizzando risorse limitate; replicabilità, la possibilità di esportare il modello di business in altri paesi senza grandi modifiche strutturali e in tempi record; innovazione intrinseca di processo o di prodotto, ossia la capacità di risolvere un problema ancora irrisolto o di soddisfare un bisogno ancora non riconosciuto dal mercato; temporaneità: la startup è solo una fase transitoria, quella di avviamento; la sua ambizione è diventare una grande impresa.

 

Startup Legal-Tech

Una startup LegalTech è un’azienda innovativa nel settore legale che utilizza la tecnologia per rendere i servizi legali più accessibili, più efficienti o meno costosi. Queste aziende possono sviluppare software, piattaforme online o servizi automatizzati per modernizzare il sistema e l’esperienza del cliente.

Con i progressi tecnologici e le continue innovazioni nel settore legale, le startup LegalTech stanno rapidamente guadagnando terreno, costituendo parte fondamentale del LegalTech. Il termine è oggi una parola chiave per la digitalizzazione della giustizia e dei servizi professionali. Le applicazioni del LegalTech spaziano dalla gestione elettronica dei documenti e delle banche dati alla comunicazione automatizzata con i clienti mediante chatbot, fino allo sviluppo di reti intelligenti che collegano avvocati e operatori del diritto.

 

Accelerazione

La crescita di una startup è strettamente legata alla capacità di attrarre finanziamenti per sostenere le proprie attività e consolidare la posizione sul mercato. Accanto ai canali tradizionali di investimento - come il venture capital, i business angels o i finanziamenti pubblici - si sono diffusi strumenti di supporto all’innovazione: tra questi vi sono gli acceleratori startup.

Si tratta di programmi strutturati di accompagnamento e crescita rivolti a imprese innovative in fase iniziale. Nati su iniziativa privata o pubblica, offrono alle startup mentoring, formazione, accesso a reti di investitori, risorse tecniche e organizzative, con l’obiettivo, attraverso consulenza giusta, di velocizzare le fasi di crescita e soprattutto evitare il fallimento.

Un acceleratore seleziona le startup da inserire nel programma - generalmente annunciato con una call di scouting - avente una durata variabile, di norma dai 3 ai 6 mesi, con l’idea di supportarle nella crescita e nel fundraising.

L’ambizione è consentire alle imprese aderenti al percorso di ottenere più velocemente gli obiettivi strategici grazie a strumenti, risorse e anche al network di investitori.

Ovviamente anche l’acceleratore ha una sua remunerazione, che talvolta consiste in formule di work for equity: l’accesso a quote del capitale aziendale o azioni di minoranza la cui percentuale varia in considerazione del valore della startup sul mercato.

 

In alcuni casi, le aziende promuovono acceleratori propri (o corporate accelerators), concepiti per supportare e favorire lo sviluppo di startup operanti specificamente in settori complementari o strategicamente affini al core business aziendale

 

É il caso di LightSpeed Accelerator, il programma di accelerazione promosso dal gruppo europeo Lefebvre Sarrut, leader nell’editoria professionale legale, fiscale e del lavoro, e coordinato per l’Italia da Giuffrè Francis Lefebvre.

 

LightSpeed Accelerator

Lanciato nei primi anni 2020, il programma di sostegno delle startup attive nel settore LegalTech oggi coinvolge diverse giurisdizioni dell’Europa continentale. L’ultima edizione completata, LightSpeed 2024, rappresenta la terza iterazione del programma. L’intento dichiarato è accelerare la crescita di startup che sviluppano tecnologie in grado di trasformare il mercato legale, promuovendo l’innovazione nei servizi legali, fiscali e di compliance aziendale.

LightSpeed Accelerator si propone in particolare di sostenere la nuova generazione di imprenditori LegalTech europei, favorendo al contempo la collaborazione tra startup e operatori tradizionali e integrando l’uso di AI, automazione, analisi dei dati e strumenti digitali nella pratica giuridica quotidiana.

La durata del programma è di circa sei mesi e combina attività di mentoring, workshop formativi e sviluppo di proof of concept (POC) con possibilità di instaurare partnership commerciali con le diverse entità del gruppo Lefebvre Sarrut. Durante il percorso, i team selezionati ricevono supporto operativo e strategico da mentor interni ed esterni al gruppo e beneficiano di una significativa visibilità grazie alla rete internazionale Lefebvre Sarrut. Nell’edizione LightSpeed 2024, sono pervenute 57 candidature, da cui sono state selezionate 8 startup. Tra queste, figura l’italiana diFacile, piattaforma LegalTech dedicata all’automazione del recupero crediti per le PMI. 
Il programma si è concluso con il Demo Day dell’8 luglio 2024 a Milano, durante il quale le startup hanno presentato i risultati del percorso a investitori, clienti e rappresentanti dei media.

 

L’esperienza di LightSpeed riflette una tendenza più ampia: l’adozione dell’intelligenza artificialecome fattore abilitante dell’innovazione nel diritto e nei servizi professionali.

 

L’AI come motore di sviluppo

Da tecnologia confinata ai laboratori di ricerca, l’IA è divenuta parte integrante della quotidianità economica e giuridica, rivoluzionando l’organizzazione del lavoro e la gestione dell’informazione legale.

 

Secondo Statista, il mercato globale dell’intelligenza artificiale raggiungerà 826 miliardi entro il 2030. In Europa il valore complessivo è stimato a oltre 209 miliardi nel 2030, mentre in Italia il comparto vale oggi circa 5 miliardi di dollari, con previsioni di superare i 17 miliardi entro il 2030.
La crescita dell’IA si riflette direttamente nel LegalTech, che ne rappresenta una delle applicazioni più dinamiche e promettenti: l’uso di algoritmi, modelli linguistici e sistemi predittivi consente di ridurre i tempi di lavoro, migliorare l’accuratezza delle analisi giuridiche e creare nuovi modelli di business.

 

Il quadro normativo italiano

In questo contesto di rapida espansione tecnologica, l’Italia ha introdotto una disciplina organica in materia di intelligenza artificiale. La Legge n. 132/2025, recante «Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale» (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 223 del 25 settembre 2025), entrata in vigore il 10 ottobre 2025.
Si tratta del primo quadro normativo nazionale dedicato all’AI, che integra e coordina il Regolamento (UE) 2024/1689 (AI Act), ponendo l’Italia tra i Paesi pionieri nell’attuazione europea della disciplina in materia.


La normativa nazionale mira a fornire certezza giuridica e operativa alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai professionisti, definendo regole chiare in materia di lavoro, responsabilità, diritto d’autore e tutela dei dati. Essa rappresenta, pertanto, un passo decisivo verso la costruzione di un ecosistema dell’AI sicuro e competitivo, capace di stimolare l’innovazione anche nel settore legale.

 

Un caso concreto: Legora

A fronte di questo contesto in rapida trasformazione, caratterizzato dalla diffusione di programmi di accelerazione, dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi operativi e dall’evoluzione del quadro normativo, risulta utile analizzare un caso concreto di startup LegalTech che sta contribuendo a ridefinire la pratica professionale: Legora, una delle piattaforme di AI più avanzate attualmente presenti nel mercato europeo dei servizi legali.

 

La nascita di Legora è particolarmente significativa perché non deriva da un laboratorio tecnologico astratto, ma da un’esigenza concreta emersa all’interno degli studi legali nord-europei. La piattaforma prende forma nel 2023, quando un gruppo di ingegneri e giuristi svedesiavvia un progetto con l’obiettivo di colmare un divario evidente nel settore: la mancanza di strumenti di intelligenza artificiale realmente costruiti sulle logiche, sui metodi e sui bisogni della professione forense. Legora non nasce quindi come un prodotto adattato al diritto, ma come una tecnologia progettata sin dall’origine per il diritto, integrando competenze di gen AI con l’expertise di avvocati che operavano quotidianamente su contratti, ricerche e documentazione complessa. Questo approccio “ibrido”, ingegneri e giuristi che lavorano insieme nella fase fondativa, è ciò che rende Legora una realtà inusuale rispetto al panorama Legal Tech tradizionale. La piattaforma è stata concepita per funzionare non come un sistema generalista, ma come uno strumento specializzato, addestrato per riconoscere strutture argomentative, clausole, precedenti e logiche tipiche del ragionamento giuridico. Fin dalla sua ideazione, Legora è stata quindi pensata per dialogare con il modo in cui i professionisti del diritto analizzano, strutturano e verificano le informazioni.

 

La crescita di Legora si inserisce in un contesto di forte accelerazione della domanda di strumenti di AI specializzati per il settore legale. Negli ultimi mesi la piattaforma ha registrato un’espansione significativa: dal maggio 2025 la base clienti è aumentata da circa 250 a oltre 400 studi e team legali, mentre il numero dei mercati serviti è raddoppiato, passando da 20 a più di 40 Paesi.

Questa crescita è strettamente connessa all’evoluzione del mercato degli investimenti in tecnologie legali: il LegalTech, che fino al 2016–2017 presentava livelli di finanziamento relativamente limitati, sta vivendo una fase di maturazione accelerata. Da un lato, realtà consolidate come Clio hanno ottenuto round di dimensioni eccezionali (come quello da 900 milioni nel 2024); dall’altro lato, startups nate solo negli ultimi due anni, come Legora, attraggono investimenti consistenti già in fase iniziale. Questo mutamento è dovuto all’impatto delle generative AI, che ha modificato profondamente le aspettative dei professionisti: l’adozione è rapida, l’interfaccia è intuitiva e il valore percepito è immediato. Gli investitori, cogliendo il potenziale trasformativo della GenAIper il settore legale, vedono nelle piattaforme emergenti la possibilità di diventare attori globali nel prossimo decennio.

 

Nel panorama europeo del LegalTech, Legora si distingue per un approccio fortemente specializzato, costruito sin dall’origine per rispondere alle esigenze operative della professione legale. L’ingresso nel mercato italiano è avvenuto tramite una collaborazione con Portolano Cavallo, tra i principali studi italiani attivi nell’ambito dell’innovazione dei servizi legali.

Tale collaborazione rappresenta uno dei canali attraverso cui strumenti di AI vengono progressivamente integrati nei flussi di lavoro degli studi legali, in un contesto caratterizzato da crescente attenzione a efficienza, affidabilità e standardizzazione dei processi.

 

L’Italia, tradizionalmente più lenta nell’adozione di tecnologie avanzate, sta attraversando una fase di trasformazione significativa. La pressione competitiva proviene tanto dagli studi legali, quantodalle direzioni legali aziendali, che già utilizzano sistemi di AI in settori quali finanza, compliance e customer service. Questo innalza le aspettative nei confronti dei consulenti esterni, chiamati a garantire rapidità, precisione e una qualità del servizio coerente con gli standard digitali adottati dalle imprese.

 

In questo scenario, la posizione di Legora si comprende appieno attraverso l’esperienza diretta di Attilio Abeille, GTM Manager della società, che offre una lettura interna dell’evoluzione in corso. Come evidenziato nella sua testimonianza, l’obiettivo della piattaforma non è sostituire l’avvocato, ma affiancarlo, rendendo l’attività legale più efficiente e qualitativa. La tecnologia assume quindi una funzione collaborativa: non ridimensiona il ruolo del professionista, ma lo potenzia, liberandolo da attività ripetitive e permettendogli di concentrare il proprio contributo sulle attività di analisi, strategia e valutazione giuridica. Secondo Abeille, il settore LegalTech si trova già in una fase avanzata di crescita: l’AI è entrata stabilmente nei processi di lavoro degli studi più innovativi, e Legora migliora costantemente grazie a un modello che si autoalimenta. Il valore aggiunto del sistema non deriva solo dall’algoritmo, ma dal numero crescente di professionisti che lo utilizzano, che, attraverso il loro sapere giuridico, ne raffinano progressivamente le capacità. Come afferma Abeille,il potere di Legora non deriva dal software, ma dal sapere dei giuristi che la alimentano”: la tecnologia cresce nella misura in cui cresce la competenza di chi la utilizza.

 

Un tema centrale riguarda il ruolo delle competenze. L’efficacia dell’AI non dipende unicamente dalla qualità del modello, ma dalla capacità dell’utente di impostare correttamente obiettivo, contesto e formato del risultato richiesto. Non basta saper scrivere un prompt: il professionista deve integrare logica giuridica e linguaggio tecnico, comprendere i limiti dell’AI e inserirla in flussi operativi chiari. In questo senso si parla sempre più spesso di “avvocato aumentato”,figura che mantiene la centralità del giudizio umano, ma è in grado di sfruttare strumenti digitali avanzati per ampliare il proprio raggio d’azione.

 

Abeille sottolinea come questa trasformazione riguardi in modo particolare le nuove generazioni.

Sarà l’avvocato che sa usare l’AI a sostituire l’avvocato che non la sa usare, non l’AI da sola”. L’adattabilità diventa così una competenza chiave: in un settore tradizionalmente stabile, la capacità di integrare rapidamente nuovi strumenti e nuovi metodi di lavoro rappresenta un elemento determinante per accedere alle opportunità professionali emergenti.

L’AI non è più un complemento opzionale, ma un’estensione naturale del mestiere giuridico e uno strumento destinato a ridefinire processi, tempi e aspettative della professione.

 

L’evoluzione del LegalTech e la diffusione dell’intelligenza artificiale non segnano una discontinuità radicale con la tradizione giuridica, ma rappresentano una progressiva ridefinizione dei modi con cui la professione interpreta, organizza e gestisce il lavoro. La tecnologia, come dimostra il caso Legora, non interviene come sostituto del giurista, bensì come strumento abilitante. Il valore aggiunto rimane quindi nell’elemento umano. L’intelligenza artificiale fornisce supporto, ma non autonomia: richiede un uso critico, un controllo attento e una capacità di giudizio che solo il professionista può garantire.

 
 
 

Commenti


bottom of page