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Comprendere il Mercato dell’Arte: Dinamiche e Strumenti di Tutela

Le Dinamiche del Mercato dell'Arte: Fattori di Valutazione e Influenze Economiche

 

Il mercato dell’arte costituisce un settore economico complesso, caratterizzato da dinamiche peculiari che lodistinguono dagli altri mercati. La determinazione del valore di un’opera dipende da molteplici fattori, tra cui l’autore, la data di esecuzione, la tecnica impiegata, le dimensioni, la certificazione di autenticità, la provenienza e lo stato di conservazione.

 

L’identità dell’artista rappresenta il primo elemento di valutazione: un nome consolidato nel panorama artistico conferisce maggiore stabilità alle quotazioni e una più alta prevedibilità del mercato. Anche il periodo di esecuzione incide significativamente sul valore dell’opera, poiché i lavori realizzati nella fase di maturità dell’artista sono generalmente più ricercati dai collezionisti. La tecnica impiegata è un ulteriore criterio di differenziazione: un dipinto su tela è in genere più pregiato rispetto ad un’opera su carta, così come una scultura in bronzo risulta più apprezzata rispetto ad una in gesso. Le dimensioni dell’opera influenzano la sua commerciabilità, ma il loro impatto sul valore è variabile, dipendendo dalla domanda e dall’importanza storica della produzione artistica.


La certificazione di autenticità rappresenta un requisito imprescindibile per la commerciabilità di un’opera. L’esistenza di un certificato rilasciato dall’artista stesso, da un archivio ufficiale o da una fondazione riconosciuta ne garantisce l’originalità e agevola le transazioni. La provenienza dell’opera può incrementarne ulteriormente il valore, soprattuttose essa è appartenuta a collezioni prestigiose o è stata esposta in mostre di rilievo. Infine, lo stato di conservazione è un elemento critico: un’opera che necessita di restauri invasivi può subire una svalutazione, mentre un intervento conservativo ben documentato può al contrario accrescerne il pregio.

 

Dal punto di vista economico, il mercato dell’arte si discosta dal modello teorico della concorrenza perfetta, presentando caratteristiche tipiche di una struttura oligopolistica, in cui pochi operatori esercitano un controllo significativo sulle transazioni. Un elemento distintivo è l’asimmetria informativa: gli attori con accesso privilegiato aidati di mercato godono di un vantaggio competitivo rispetto ai collezionisti meno esperti. Un ulteriore fattore che incide sulla dinamicità del mercato è la limitata mobilità dei beni, determinata dalle normative nazionali che regolano l’esportazione di opere di rilevanza culturale. Queste restrizioni influiscono sulla circolazione delle opere e, di conseguenza, sulla loro valutazione economica. Inoltre, l’indivisibilità delle opere d’arte conferisce al mercato unarigidità peculiare: a differenza di altri beni, un’opera non può essere sostituita con un prodotto equivalente e la domanda tende ad essere inelastica rispetto al prezzo. Questo spiega perché, anche in periodi di crisi economica, le quotazioni delle opere di artisti affermati si mantengano relativamente stabili.

 

Lo Stato italiano interviene nel mercato dell’arte attraverso una serie di strumenti volti alla tutela del patrimonioculturale nazionale. Tra questi, il diritto di prelazione consente allo Stato di acquisire un’opera d’arte al prezzo stabilito in una transazione privata, impedendone la vendita a terzi. Inoltre, in caso di richiesta di licenza di esportazione, lo Stato può esercitare un diritto di acquisto forzoso, evitando che l’opera lasci il territorio nazionale. Un’ulteriore misura consiste nella possibilità di estinguere debiti fiscali mediante la cessione di beni culturali: se da un lato questa pratica consente di arricchire le collezioni pubbliche, dall’altro solleva interrogativi sulla sua effettiva convenienza economica per l’Erario.

 

Sul piano fiscale, il regime tributario applicato alle opere d’arte incide direttamente sulla loro circolazione e sulla trasparenza del mercato. In Italia, l’aliquota IVA ordinaria del 19% si applica alla compravendita di opere d’arte, una misura che genera problematiche di doppia imposizione e incentivi all’evasione fiscale. Alcuni operatori del settore propongono l’introduzione di un’aliquota ridotta, analoga a quella prevista per i libri e altri prodotti culturali, al fine di incentivare il commercio legale delle opere d’arte e agevolare le transazioni tra collezionisti e istituzioni.

 

Il Contratto di Acquisto di Opere d’Arte: La Disciplina

 

Il nostro ordinamento non prevede una normativa specifica per il contratto di acquisto di opere d’arte. La regolamentazione di tali transazioni si basa su una combinazione di norme contenute in diversi ambiti legislativi, tra cui il Codice civile, il codice dei beni culturali, la legge sul diritto d’autore, il codice del consumo e le condizioni generali delle case d’asta. A queste si aggiungono disposizioni relative agli acquisti online e, più recentemente, le nuove tecnologie come la blockchain, che consente la registrazione e la certificazione digitale delle opere.

 

Il contratto può essere concluso sia in forma scritta che orale, e può avvenire tra privati (private sales), presso gallerie d’arte o attraverso aste, con l’applicazione di specifiche condizioni contrattuali. Poiché non esiste una disciplina dedicata, l’acquisto di opere d’arte segue le regole generali della compravendita stabilite dal Codice civile. Tuttavia, tali norme devono essere coordinate con altre disposizioni, a seconda delle caratteristiche dell’opera e delle particoinvolte. La compravendita si perfeziona con il semplice consenso delle parti, senza la necessità di particolari formalità. Ai sensi dell’articolo 1376 del Codice civile infatti, la proprietà dell’opera passa all’acquirente nel momento in cui le parti manifestano la loro volontà di concludere il contratto. Contestualmente, i rischi relativi all’opera – comefurto o deterioramento – passano all’acquirente, anche nel caso in cui l’opera resti temporaneamente presso il venditore, salvo diverso accordo. Il contratto di vendita prevede obblighi reciproci: il venditore deve consegnare l’opera, mentre l’acquirente è tenuto a pagarne il prezzo. Se l’opera non corrisponde a quanto pattuito o se una delle parti non adempie ai propri obblighi, l’altra può chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, con eventuale risarcimento del danno (artt. 1497 e 1453 c.c.). Qualora il consenso sia stato viziato da errore, violenza o dolo, il contratto può essere annullato (art. 1427 e ss. c.c.).

 

Le parti del contratto sono tenute ad agire con diligenza nell’adempimento delle proprie obbligazioni (art. 1176 c.c.).Se una delle parti opera nell’ambito di un’attività professionale – come un mercante d’arte o una casa d’aste – la diligenza deve essere valutata con standard più elevati. Inoltre, se l’acquirente è un consumatore e il venditore è unprofessionista (ai sensi dell’art. 18 del Codice del Consumo), si applicano anche le norme sulla tutela del consumatore, comprese quelle sulla responsabilità del venditore per eventuali difetti di conformità dell’opera riscontrati entro due anni dalla consegna. L’intervento di intermediari professionisti nella vendita di opere d’arte può comportare l’applicazione del diritto di seguito (droit de suite), che garantisce all’autore – e ai suoi eredi fino a settant’anni dalla sua morte – una percentuale sul prezzo di rivendita dell’opera (art. 144 e ss. Legge sul Diritto d’Autore). Inoltre, i diritti morali e patrimoniali dell’autore restano inalienabili, salvo esplicita cessione; il che significa che il proprietario dell’opera non può, ad esempio, autorizzarne la riproduzione senza consenso. Se l’opera acquistata è classificata come bene culturale, essa è soggetta a specifici vincoli legislativi. Oltre ai limiti allacircolazione (tra cui il diritto alla prelazione dello Stato, di cui sopra) e alle restrizioni sulle esportazioni, il codice dei beni culturali impone agli operatori del settore l’obbligo di fornire all’acquirente una documentazione che attesti l’autenticità e la provenienza dell’opera (art. 64 Codice dei Beni Culturali). In mancanza di tale documentazione, ilvenditore deve rilasciare una dichiarazione con tutte le informazioni disponibili. Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare sanzioni significative, fino alla nullità del contratto.


Sicurezza e Autenticità nel Mercato dell'Arte: L'Importanza del Vetting, dell’Art Loss Resister e della Due Diligence


L’acquisto di un’opera d’arte non rappresenta solo un investimento economico, ma anche un’esperienza culturale e personale. Per assicurarsi che tale acquisto sia sicuro e vantaggioso, sia dal punto di vista finanziario che collezionistico, è essenziale seguire il procedimento strutturato di “due diligence”.

 

La due diligence, traducibile come “dovuta diligenza”, è un’indagine approfondita e sistematica, solitamente condotta da consulenti specializzati che operano per conto dell’acquirente o del venditore, prima della conclusione della trattativa. Il suo obiettivo è raccogliere e analizzare nel dettaglio tutti i dati e le informazioni relative all’oggetto della compravendita, per individuare e valutare eventuali problematiche sottostanti all’operazione e il suo valore economico. Questo metodo, inizialmente sviluppato per la cessione di quote societarie, è stato successivamente esteso anche al settore artistico. L’ambito della transazione determina quali aspetti siano da esaminare e qualidocumenti vadano verificati. Svolgere la due diligence consente di comprendere la convenienza dell’acquisto e di prevedere opportune tutele contrattuali, come dichiarazioni e garanzie (representation & warranties). Negli ultimi anni, la due diligence ha acquisito crescente rilievo anche nel mercato dell’arte. In questo contesto, essa si rivela indispensabile per garantire un acquisto consapevole e sicuro: verificare l’autenticità, la provenienza e le condizioni di un’opera prima dell’acquisto è un passaggio fondamentale per assistere i collezionisti nelle loro decisioni. Un’analisiapprofondita consente di esaminare con attenzione tutti gli elementi che influenzano l’identificazione e la qualità dell’opera, riducendo significativamente il rischio di acquistare opere false, di provenienza illecita o danneggiate. Inoltre, una due diligence accurata permette all’acquirente di ottenere una conoscenza più ampia e informata sul valore reale dell’opera, aiutandolo a proteggere il proprio investimento e a garantire la trasmissione patrimoniale ai propri eredi. Nonostante ciò, questa pratica è ancora spesso sottovalutata. La passione dei collezionisti, il desiderio di possedere opere che li affascinano o la fiducia incondizionata nelle proprie capacità di riconoscere pezzi autentici, possono portare a sottostimare l’importanza della due diligence. Tuttavia, dedicare tempo e risorse a questa fase preliminare può essere determinante per evitare spiacevoli conseguenze. Nell’ambito di questa analisi, è prassi comune l’utilizzo di checklist personalizzate, che indicano i punti essenziali da verificare. Data la complessità della procedura, la due diligence è affidata a professionisti esperti: nel caso delle opere d’arte, è consigliabile il supporto di storici dell’arte o dello stesso autore per gli aspetti artistici, e di avvocati specializzati in diritto dell’arte per quelli giuridici.


La Due Diligence Artistica

 

La due diligence nell'arte richiede un approccio multidisciplinare e condiviso tra esperti.


Il primo passaggio da seguire è chiamato connoisseurship: si tratta dell’esame visivo di un'opera d'arte da parte di un esperto, che analizza le sue caratteristiche senza l'uso di strumenti tecnologici. Nato nel 1600, ha avuto esponenti come Giovanni Morelli, che individuava l'autore di un’opera attraverso dettagli anatomici. Un esperto deve avere una formazione in storia dell'arte, esperienza pratica nei materiali e nelle tecniche artistiche e una buona conoscenza del mercato dell'arte. La connoisseurship, pur essendo fondamentale, non è sufficiente per attribuire correttamente un’opera. È importante condividere e confrontare le conclusioni con altri esperti per arrivare ad un giudizio oggettivo, soprattutto in ambito giuridico.


L’impiego di strumenti di valutazione come il vetting assume un'importanza fondamentale per garantire la sicurezza degli acquisti, assicurando l'autenticità delle opere, la loro provenienza chiara e l'assenza di rischi legali legati a furti otraffici illeciti. A tal fine, TEFAF, una delle fiere d'arte di maggior prestigio a livello internazionale, ha adottato un processo di vetting che coinvolge un comitato composto da oltre 180 specialisti provenienti da vari ambiti dell'arte. Questo procedimento, improntato alla trasparenza e all'indipendenza, garantisce che ogni opera presentata venga esaminata scrupolosamente, sia sotto il profilo estetico che tecnico, al fine di confermarne la genuinità e laprovenienza. Il risultato è un ambiente di acquisto sicuro, nel quale gli acquirenti possono fare affidamento sull'expertise degli specialisti e sull’integrità delle procedure di selezione. Il completamento della due diligence richiede test scientifici che supportino le conclusioni sulla connoisseurship e la provenienza. I test devono essere condotti da esperti indipendenti e qualificati, utilizzando tecnologie come radiografie, raggi UV, infrarossi e analisi chimiche. I risultati devono essere documentati in modo che siano ripetibili e confutabili. La sinergia tra questi strumenti è essenziale per garantire l'autenticità dell'opera.


La Due Diligence Legale


La due diligence legale è fondamentale nelle transazioni relative a opere d'arte e beni culturali, poiché permette di ridurre al minimo i rischi e garantire il buon esito dell'affare. La sua importanza cresce esponenzialmente quando la transazione ha un carattere internazionale, in quanto devono essere considerati molteplici aspetti. Oltre alla verifica dell’autenticità e della provenienza dell’opera svolta in ambito artistico, per garantire che non si tratti di un falso e che l’attribuzione all'autore, al periodo storico o al genere sia corretta, è fondamentale indagare sul titolo di proprietà e sulla libera trasferibilità del bene. Affinché un'opera possa essere legalmente messa sul mercato, il venditore deve fornire la prova di possederne il legittimo titolo d’acquisto e che non esistano vincoli o diritti di garanzia che possano impedirne la vendita. Altri fattori importanti da esaminare riguardano le caratteristiche della transazione stessa. Si consiglia di intraprendere l’acquisto tramite controparti conosciute o, perlomeno, con operazioni dirette e non mediate da una lunga catena di intermediari sconosciuti. Un prezzo di vendita elevato o inferiore rispetto al valore di mercato dell’opera può sollevare sospetti, così come l’uso di modalità di pagamento non convenzionali, come i bitcoin. Eventuali conflitti di interesse o situazioni personali particolari del venditore, come un divorzio in corso, sono segnali che richiedono maggiore cautela.

 

La due diligence legale su opere d'arte richiede una cooperazione tra professionisti provenienti da diverse giurisdizioni e con specializzazioni distinte. Si tratta infatti di un’attività che richiede il coinvolgimento di esperti in diritto civile, penale, fiscale e amministrativo, ma anche in storia dell’arte, scienze dei materiali e diritto internazionale. Il quadronormativo da seguire è complesso e include norme nazionali (soprattutto italiane, ma anche di altri Paesi), regolamenti internazionali e direttive europee riguardanti la circolazione dei beni culturali, la protezione contro il traffico illecito e la restituzione di beni rubati. È quindi indispensabile avere una visione globale della situazione giuridica, considerando anche i codici etici nazionali e internazionali, come quelli adottati dall’ICOM (International Council of Museums) e dalla CINOA (Confederazione Internazionale dei Negozianti di Opere d’Arte).

 

Per quanto riguarda l’autenticità e la provenienza, è essenziale condurre verifiche approfondite su una serie di documenti e informazioni. Questi dati, insieme ad una valutazione storico-artistica, consentono di avere un quadrochiaro riguardo la legittimità dell’opera. Tra i documenti utili ci sono bibliografie storiche, perizie scientifiche, valutazioni di esperti indipendenti e cataloghi ragionati. A livello  internazionale, esistono standard specifici cheaffiancano il lavoro peritale, come quelli adottati dalla Royal Institution of Chartered Surveyors, che nel 1946 ha ricevuto l’accreditamento della CoronaInglese, e che include un gruppo dedicato alla valutazione delle opere d’arte. Una situazione ideale si ha quando l’opera è corredata dai certificati di autenticità, preferibilmente rilasciati dall’artista in vita o dalla sua fondazione di riferimento, e quando è documentata nei cataloghi ragionati. Questi ultimi consentono di tracciare il percorsodell’opera, dalla sua creazione ai passaggi successivi di proprietà. Come già affermato, la provenienza da una collezione prestigiosa aumenta notevolmente il valore dell’opera sul mercato. Allo stesso modo, la documentazione che prova che l’opera è stata esposta in mostre importanti o prestata a musei rinomati aggiunge ulteriore valore e, soprattutto, fiducia nella legittimità dell’acquisto. Inoltre, le banche dati come quella dei Carabinieri per i beni culturali illecitamente sottratti e l’Art Loss Register sono strumenti utilissimi per individuare opere rubate o illecitamente sottratte. L'Art Loss Register è la più vasta banca dati mondiale di opere trafugate, utilizzata da gallerie, case d'asta e fiere internazionali per verificare che le opere in vendita non risultino tra quelle segnalate come sottratte illegalmente.Questo database offre un'ulteriore garanzia per gli acquirenti, proteggendo sia gli investimenti finanziari che la reputazione degli operatori del settore.

 

È importante tenere presente che una mancanza di certificazione di autenticità o la presenza di restauri sospetti, insieme ad una catena di provenienza incerta, sono segnali che devono essere considerati con attenzione. In particolare, per i beni archeologici, la legge italiana richiede di provare che l’opera abbia una provenienza antecedente al 1909, attraverso documenti di esportazione e altre evidenze storiche.

 

Inoltre, la loro provenienza deve essere verificata per escludere acquisti da scavi clandestini o da territori con normative particolarmente restrittive, come l'Iraq o la Siria. É importante poi esaminare eventuali divieti relativi alla vendita o esportazione di determinati materiali, come l’avorio. Naturalmente, un’attenzione particolare deve essere rivolta ai periodi storici in cui si sono verificati furti o traffici illeciti, come durante la Seconda Guerra Mondiale, il periodo comunista nell’Est Europa o la rivoluzione cubana.

 

Quando si trattano opere d’arte, è necessario anche considerare le normative relative alla circolazione internazionale dei beni culturali. La legge italiana vieta l’esportazione definitiva dei beni dichiarati di interesse culturale senza l’autorizzazione delle autorità competenti. Pertanto, la due diligence deve includere una verifica della regolarità della documentazione di esportazione, tra cui licenze di esportazione e certificati di libera circolazione.

 

Un’accurata due diligence consente di evitare potenziali responsabilità penali. In caso di violazione delle normative sull’esportazione dei beni culturali, ad esempio, l’acquirente potrebbe essere coinvolto in procedimenti legali, rischiando la confisca dell’opera.

 

La due diligence legale non riguarda solo gli aspetti giuridici, ma anche quelli fiscali. In caso di operazioni complesse, come la dissoluzione di un trust che coinvolge opere d'arte, è necessario verificare l'applicazione delle normative fiscali, come quelle relative alla successione, donazione o IVA. Inoltre, l'adozione di linee guida come quelle proposte dal Responsible Art Market (RAM) fornisce strumenti utili per la due diligence, tra cui check-list e indicazioni per identificare rischi e problematiche.

 

In definitiva, la due diligence legale è una pratica essenziale per garantire la sicurezza delle transazioni di beni culturali. Con il coinvolgimento di esperti di diverse discipline e l’utilizzo di strumenti e linee guida adeguati, si può assicurare il buon esito dell’operazione e minimizzare i rischi legali, economici e reputazional.


L’Acquisto di un’Opera d’Arte Falsa


Le conseguenze di una Due Diligence svolta in modo superficiale possono condurre all’acquisto di un’opera d’arte non autentica: i rimedi a tutela dell’acquirente si collocano all’intersezione di più ambiti normativi, talvolta scollegati tra loro, che spaziano dal Codice civile in materia di vendita, alle normative sul consumo, fino ai dettami del Testo Unico sui Beni Culturali. Il rimedio giuridico spettante all’acquirente che scopra la falsità dell’opera acquistata èindividuabile agli artt. 1470 e

ss. del Codice civile.

 

La vendita di un’opera falsa rientra nella fattispecie della vendita aliud pro alio (ossia la consegna di un bene per un altro): fondamentale in tal senso è la storica Sentenza della Corte di Cassazione del 14 ottobre 1960 n. 2737, che ha affermato che l’inadempimento contrattuale si configura come aliud pro alio ogniqualvolta il bene risulti privo di caratteristiche essenziali e sostanziali, tali da identificarlo come il bene pattuito, così che “la cosa sia diversa, sostanzialmente e non solo qualitativamente, da quella considerata e dichiarata nel contratto che il compratore voleva acquistare”. In questi casi, il termine di prescrizione per far valere la risoluzione per inadempimento è quello ordinario di dieci anni.

 

Negli anni, la giurisprudenza di legittimità ha elaborato importanti principi correlati, che riguardano la ripartizione dell’onere della prova, la colpevolezza del venditore, la misura del risarcimento e la decorrenza della prescrizione exart. 1453 c.c. Il venditore considerato inadempiente per aver venduto un’opera falsa ha l’onere di provare di averconsegnato un’opera autentica, ossia di aver esattamente adempiuto alla propria obbligazione. Questo principio è stato sancito dalle Sezioni Unite della Cassazione nella nota Sentenza n. 13331/2001, considerata un pilastro della responsabilità contrattuale: secondo tale pronuncia, è sufficiente che il creditore (acquirente) alleghi il contratto el’inadempimento; sarà invece il debitore (venditore) a dover dimostrare di aver eseguito correttamente la prestazione.

 

Un’attenuazione di questo orientamento così rigido è intervenuta nel 2019, quando le Sezioni Unite hanno distinto tra inadempimento totale – cui continuano ad applicarsi i principi della Sentenza del 2001 – e inesatto adempimento, che si ha quando la prestazione è stata eseguita ma non è conforme: in tale ipotesi, l’onere probatorio ricade sul creditore, per ragioni di vicinanza alla prova, il quale dovrà dimostrare il vizio e l’inesattezza. Tuttavia, la giurisprudenza ha chiarito che tale attenuazione non si estende ai casi di aliud pro alio, nei quali spetta comunque al venditore dimostrare l’autenticità del bene. Risulta evidente come superare la presunzione di colpa del venditore sia spesso molto difficile: possono trascorrere anche dieci anni tra la vendita e la scoperta del falso, durante i quali l’opera può essere stata ceduta o scambiata.

 

È frequente che il venditore, convenuto in giudizio, produca documentazione attestante l’autenticità dell’opera e richieda una consulenza tecnica d’ufficio, dato che la decisione giudiziale necessita quasi sempre di una valutazione esperta. Considerata la specificità della materia, sarebbe auspicabile che tale incarico venisse affidato ad un collegio peritale composto da professionisti scelti secondo criteri di competenza e imparzialità, seguendo le buone pratiche della Due Diligence. I principi di questa metodologia dovrebbero riflettersi non solo nella scelta dei periti, ma anche nella formulazione dei quesiti e nella stesura della relazione tecnica, che deve essere chiara, logica e basata su metodi scientifici verificabili in ogni fase dell’indagine.

 

Nel caso in cui la falsità venga accertata, la risoluzione del contratto per inadempimento comporta la restituzione reciproca delle prestazioni: il compratore restituirà l’opera falsa, e il venditore rimborserà il prezzo ricevuto, oltre al risarcimento del danno, che comprende il cosiddetto interesse positivo, cioè  il valore che l’opera avrebbe avuto sefosse stata autentica al momento della pronuncia, con conseguente possibile rilevanza economica. La giurisprudenza ritiene che la risoluzione contrattuale e il risarcimento possano essere evitati solo se il venditore riesce a dimostrare di aver ignorato incolpevolmente la falsità dell’opera, superando così la presunzione di colpa.


Questa considerazione porta a concludere che anche il venditore ha interesse a svolgere una Due Diligence approfondita e documentata prima della vendita, in quanto potrebbe rappresentare una valida difesa in un’eventuale causa. Una tale cautela si rivela ancor più opportuna se si considera l’incertezza circa il dies a quo del termine decennale di prescrizione. Secondo un primo orientamento, il termine inizia con la consegna del bene; in base al secondo decorre invece dalla scoperta della falsità, cioè dal momento in cui l’acquirente diviene consapevole dell’errore. La seconda ipotesi comporta un margine di incertezza considerevole, poiché rischia di rinviare indefinitamente l’inizio del termine prescrizionale. Più equilibrato appare allora il criterio della conoscibilità della falsità, tenendo conto che il termine di dieci anni rappresenta già un periodo molto ampio per entrambe le parti: consente al compratore di verificare il bene e, se del caso, agire, e al venditore di predisporre un’adeguata difesa.

 
 
 

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