Dopo mesi di negoziazioni informali e formali fallisce, a fine ottobre, la trattativa tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e UniCredit per l’acquisto della partecipazione statale in Monte dei Paschi di Siena. Proviamo a capire cosa è successo attraverso un’analisi della storia dell’istituto senese.
LA STORIA DELL’ ISTITUTO
Monte dei Paschi di Siena (MPS) fu fondata nel 1472 ed è ritenutala più antica banca del mondo. Originariamente era denominata “Monte Pio” per ordine delle Magistrature della Repubblica di Siena e si poneva quale obiettivo quello di aiutare le classi più disagiate della popolazione in un momento di crisi dell’economia locale.
Durante il corso dell’età moderna continua la sua attività all’interno del territorio della Repubblica di Siena proseguendo le tradizioni commerciali e creditizie della città di Siena.[1]
Solamente con l’avvento del XX secolo l’ambito operativo e territoriale della banca comincia ad estendersi al di fuori dei confini tradizionali, iniziando ad operare in un crescente numero di regioni mediante l’apertura di sedi a Empoli, Firenze, Perugia, Napoli e Roma.
Monte dei Paschi di Siena, con la legge bancaria del 1936 (R.D.L. 12 marzo 1936, n.375), viene dichiarato un istituto di credito pubblico e si dota di un nuovo Statuto che rimane in vigore fino alla metà degli anni ’90, quando la banca sarà travolta da una nuova trasformazione istituzionale.
In particolare, a seguito del Decreto del Ministero del Tesoro dell’8 agosto 1995, si dà origine a due enti: la Fondazione Monte dei Paschi di Siena e la Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
Di questi, il primo ha per scopo attività filantropiche di ricerca scientifica e istruzione, mentre il secondo continua l’attività bancaria dell’originario Monte.
Nel 1999, Monte dei Paschi di Siena quota le proprie azioni presso la Borsa di Milano. Si apre in questo momento un’intensa fase di espansione territoriale e operativa caratterizzata sia dall’acquisto di partecipazioni in diverse realtà, tra cui la Banca Agricola Mantovana, sia dal potenziamento delle proprie strutture sul mercato. Monte dei Paschi diversifica la propria offerta al cliente aprendo nuove aree di competenza, tra cui un settore di investment banking, asset management e si espande nel campo assucurativo.
L’ACQUISTO DI BANCA ANTONVENETA E L’INIZIO DELLA CRISI
Nel novembre del 2007 MPS finalizza l’acquisto di Banca Antonveneta, operazione che si dimostrerà disastrosa per l’istituto di credito.
Per analizzare il recente avvenimento che ha portato al fallimento delle trattative tra il Ministero delle Finanze e Unicredit è utile partire da questo momento.[2]
MPS acquista Antonveneta dalla banca spagnola Santander (SAN) per circa 9 miliardi di euro in contanti, soltanto pochi mesi dopo che Santander l’aveva, a sua volta, acquistata per circa 6,5 miliardi.
A gennaio 2008, MPS annuncia un aumento di capitale da 5 miliardi sul mercato e, separatamente, un altro finanziamento a capitale sociale fornito da JPMorgan per 950 milioni. In questo momento, Banca d’Italia, guidata da Mario Draghi, approva l’acquisizione di Antonveneta a condizione che MPS ripristini il suo capitale. Nel marzo del 2009, il Ministero del Tesoro sottoscrive 1,9 miliardi di bond emessi da MPS.
Successivamente alla crisi finanziaria del 2008-2009, MPS riesce a superare gli stress test condotti dal Committee of European Banking Supervisors, agli esiti dei quali viene rilevata la solidità patrimoniale dell’istituto per verificare la resistenza alla crisi. Nel 2011, MPS risulta essere la quarta banca italiana per maggiore capitalizzazione tra quelle quotate sulla borsa italiana.
Nel 2012, MPS chiude il bilancio dell’anno precedente con una perdita di quasi 5 miliardi, dopo svalutazioni in bilancio su alcune operazioni, tra cui quella che aveva ad oggetto l’acquisizione di Antonveneta.
Nello stesso anno, viene approvato il piano triennale di riassetto per il gruppo MPS, che avrebbe portato, entro la fine del 2015, alla chiusura di 400 filiali e alla cessione di diverse attività; contemporaneamente viene inoltrata una richiesta di liquidità allo stato italiano per ulteriori 2 miliardi di bond. Nel 2013, MPS dichiara l’effettivo ammontare delle perdite derivanti da tre operazioni compiute tra il 2006 e il 2009 che risulta essere pari a 730 milioni, mentre sta soffrendo allo stesso tempo una perdita di quasi 3,2 miliardi per effetto della crisi del debito sul portafoglio dei titoli di Stato.
LA PARTECIPAZIONE STATALE IN MPS
Questa linea comportamentale viene mantenuta finché, negli stress test del 2014, MPS risulta tra le peggiori a livello europeo con un deficit di capitale di 2,1 miliardi di euro.
Dopo numerose altre operazioni finanziarie, nel luglio del 2017, la BCE dichiara MPS solvibile: la Commissione ne autorizza, quindi, il salvataggio da parte dello Stato per una spesa di 5,4 miliardi (a cui si aggiungono quasi 3 miliardi di fondi privati) di euro a fronte dell’attribuzione al MEF di una quota maggioritaria di partecipazione del 68%.
Nonostante l’operazione di salvataggio e la cartolarizzazione dei debiti autorizzata nel 2019 per 24 miliardi, MPS continua a chiudere bilanci in negativo fino ad arrivare a maggio del 2020, quando l’allora amministratore delegato Marco Morelli presenta le sue dimissioni sollecitando il governo italiano a trovare al più presto un partner per Monte dei Paschi.
Nell’agosto dello stesso anno, il governo decide di accantonare 1,5 miliardi di euro per il sostegno di MPS e per rispettare l’impegno preso con l’Unione europea di dismettere la partecipazione entro la fine dello stesso anno, in particolare entro l’approvazione del bilancio per il 2022. Nell’ottobre del 2020 viene approvato un DPCM che elenca le modalità di dismissione della partecipazione statale.
LE TRATTATIVE CON UNICREDIT
A gennaio 2021 MPS annuncia di essere aperta a negoziazioni con potenziali partner, nonostante chiuda il bilancio del 2020 nuovamente in rosso. A luglio, UniCredit avvia le trattative esclusive con il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano per comprare una parte di MPS giorni prima che lo stress test bancario europeo mostri che MPS vedrebbe il proprio capitale scomparire in una situazione di crisi.
In ottobre, poi, le trattative con UniCredit vengono dichiarate concluse a causa dell’impossibilità di trovare un accordo sulla selezione degli asset. Il governo, allora, si è trovato costretto a chiedere all’Unione europea un’estensione del termine ultimo per la privatizzazione della banca.
La Commissione, che è in contatto con le autorità italiane, ha commentato che è responsabilità dei Paesi rispettare gli impegni sugli aiuti di Stati e, in particolare, che è loro compito adempiervi. Di conseguenza, spetta a Roma decidere e proporre le modalità che permetteranno allo Stato di uscire dalla proprietà di MPS.[3]
Per quanto riguarda le ragioni che hanno causato il ritiro dalla trattativa, si è pronunciato Andrea Orcel (CEO di UniCredit) ritenendo che le condizioni richieste dall’accordo non potessero essere accettate in quanto non in linea con la strategia di mercato di UniCredit.
Nonostante il fallimento di queste trattative, è fondamentale per lo Stato italiano liquidare la propria partecipazione in Banca Monte dei Paschi per diversi ordini di ragioni: innanzitutto, per rispettare le condizioni imposte dall’Europa sopra menzionate, ed in secondo luogo perché, in difetto di una fusione, la ricapitalizzazione da almeno 4 miliardi, necessaria per rispettare i parametri di vigilanza, graverebbe sulle casse pubbliche. Questa, in particolare, andrebbe a sommarsi ai quasi 5,5 miliardi di euro già spesi per il salvataggio di MPS nel 2015.[4]
A parte la breve dichiarazione sopra citata, non ci sono state ulteriori spiegazioni del perché la trattativa è stata interrotta; secondo altre indiscrezioni, invece, UniCredit avrebbe chiesto al MEF di farsi comunque carico della ricapitalizzazione di MPS, condizione considerata eccessivamente esosa dal governo Draghi.
LE POSSIBILITÀ PER IL FUTURO
Il governo, guidato da Draghi – che nel tempo dei fatti di cui si sta trattando era governatore della Banca d’Italia e aveva autorizzato nel 2007 l’acquisizione di Banca Antonveneta – deve, ora, trovare una nuova soluzione. Una delle direzioni più praticabili è la richiesta per una dilazione di almeno sei mesi per la cessione della partecipazione, ma ancora non è detto che la Direzione generale della concorrenza a Bruxelles sia aperta a questa trattativa.
La seconda opzione, che è quella di trovare, entro la fine dell’anno, un altro investitore disposto ad acquistare la partecipazione statale in MPS (anche se solo parzialmente, come aveva dichiarato UniCredit),sembra essere difficilmente praticabile data la complessa situazione di Monte dei Paschi.[5]
Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che, anche nel caso in cui la Commissione Europea concedesse la proroga, la vendita della partecipazione statale risulterebbe complicata, soprattutto considerando che gli acquirenti in fila sono pochi. Anche Banco BPM, di cui si era parlato in riguardo ad una compartecipazione nell’acquisto con UniCredit, ha smentito il suo interesse.
Dal 2008 ad oggi, Monte dei Paschi è andata incontro a cinque aumenti di capitale per un totale di più di 23 miliardi di euro, di cui solo una parte proveniente dalle casse dello stato.[6]
Il destino del Monte dei Paschi di Siena è, quindi, ancora da definire: ci sarà sicuramente maggiore chiarezza nei prossimi mesi quando la Commissione si esprimerà sulla richiesta del governo italiano.
In ogni caso, il nome di MPS rimarrà nella storia finanziaria italiana sempre legato a uno dei maggiori scandali finanziari mai avvenuti, a causa dei vari processi in cui è stato coinvolto nel corso degli anni successivi alla crisi per reati di natura finanziaria.
[1] Storia del gruppo MPS, https://www.gruppomps.it/gruppo/storia.html - :~:text=Il Monte dei Paschi di,per l'economia locale.La [2] “CRONOLOGIA-Ascesa e declino di Monte dei Paschi, la più antica banca del mondo, traduzione di Luca Frantangelo”, 25 ottobre 2021, https://it.tradingview.com/news/reuters.com,2021:newsml_L8N2RL3U9:1-cronologia-ascesa-e-declino-di-monte-dei-paschi-la-pi-antica-banca-del-mondo/ [3] “Unicredit-Mps, trattativa saltata. Verso un piano in solitaria per Siena, poi la ricerca di un nuovo partner”, 25 ottobre 2021, la Repubblica https://www.repubblica.it/economia/finanza/2021/10/25/news/unicredit-mps_trattativa_saltata_verso_un_piano_in_solitaria_per_siena_poi_la_ricerca_di_un_nuovo_partner-323674598/ [4] “Monte dei Paschi di Siena, è ufficiale lo stop ai negoziati tra Tesoro e Unicredit. La politica: ‘Chiedere all’Ue più tempo per l’uscita dello Stato dal capitale’”, F.Q., 24 ottobre 2021, il Fatto Quotidiano, https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/24/monte-dei-paschi-di-siena-e-ufficiale-lo-stop-ai-negoziati-tra-tesoro-e-unicredit-la-politica-chiedere-allue-piu-tempo-per-luscita-dello-stato-dal-capitale/6366656/ [5] “Cosa succederà adesso a Monte dei Paschi?”, Mattia Sedda, 25 ottobre 2021, il Post, https://www.ilpost.it/2021/10/25/vendita-monte-dei-paschi-unicredit-trattative-interrrotte/ [6] “Mps, in 13 anni ricapitalizzazioni per 23,4 miliardi di euro”, Alberto Battaglia, 29 ottobre 2021, Wall Street Italia, https://www.wallstreetitalia.com/mps-in-13-anni-ricapitalizzazioni-per-234-miliardi-di-euro/
Komentáře